Brevi cenni storici e dati generali
Il Tanganica é diventato indipendente nel 1961, poi costituitosi in Repubblica nel 1962. Zanzibar ha acquisito l'indipendenza nel 1963 ed è diventata Repubblica
nel gennaio dell'anno successivo. Ad aprile del 1964 i due Stati si sono uniti nell'attuale Repubblica Unita della Tanzania. Considerando la storia recente della Tanzania
emerge un fattore peculiare di questa nazione: l'assenza di guerre interne e di conflitti interetnici e religiosi. Tale stabilità deve molto alla saggezza e lungimiranza
del primo presidente Julius Kambarage Nyerere, detto Mwalimu (Maestro). Consapevole delle differenze etniche presenti nella popolazione il Mwalimu ha promosso l'unità
nazionale, per esempio ufficializzando la lingua swahili e il pluralismo religioso. Nonostante le divergenze, manifestatesi soprattutto nell'arcipelago di Zanzibar
(a maggioranza musulmana) tra le differenti comunità e culture, la Tanzania rimane un luogo di convivenza interreligiosa. Nyerere è riuscito ad edificare uno stato
laico che garantisce la libertà di culto. La capitale politica è Dodoma, mentre Dar es Salaam è la capitale commerciale, nonché la maggiore città del paese con 5.166.570
abitanti secondo la proiezione al 2015, seguita da Mwanza con 3.031.422. In 10 anni (ultimo censimento è del 2012) l'aspettativa di vita è cresciuta dai 51 anni del 2002
ai 61,8 del 2012. Il tasso di alfabetizzazione dal 71% è cresciuto al 71,8%. Purtroppo anche altri indicatori negativi sono in crescita: la percentuale di orfani dall'1,1%
è salita al 7,7% e i disabili dal 2% al 9,3%. Il tasso di mortalità infantile è sceso dal 68 per mille al 43. Il Pil è cresciuto del 7% nel 2015 e il tasso di inflazione del 5,6%.
INFO IN PILLOLE
- Forma di governo: Repubblica
- Indipendenza: 25/04/1964 (unione del Tanganika, già
colonia tedesca, e di Zanzibar, già protettorato britannico)
- Superficie: 945.090 kmq: 38.329.000 ab. (2006)
- Capitale: Dodoma
- Moneta: scellino della Tanzania
- PIL procapite: 1050 dollari (2018)
- Lingua ufficiale: inglese e swahili
- Gruppi etnici: africani 97%, asiatici 0,6%, arabi 0,3%,
europei 0,1%, altri 2%
- Religione: cristiani 60%, musulmani 35%, altre religioni 5%
- Fuso orario: + 2 ore
- Temperatura media annua: 25,7 gradi
- Giorni di pioggia: 63
Situazione politica
Le ultime elezioni hanno avuto luogo in Ottobre 2019 e il paese ha rieletto il presidente John Magufuli, candidato del partito CCM, con percentuali plebiscitarie (84%),
suscitando proteste e accuse di frodi e brogli dall’opposizione. Unione europea, Gran Bretagna e Stati Uniti si sono dichiarati preoccupati per le violenze e per le intimidazioni
subite dai leader dell’opposizione e dalla stampa.
A marzo 2021 il Presidente in carica è deceduto, ufficialmente per problemi cardiaci, ma si sospetta che potesse trattarsi di
complicanze derivanti dal Covid-19, da sempre negato dal Presidente che dal marzo 2020 non aveva più comunicato dati all’Oms, come non aveva fatto effettuare test per rilevarne
la presenza né sui malati né sui deceduti. Al suo posto è subentrata Samia Suluhu Hassan “mama Samia”, la prima donna africana a ricoprire un ruolo così rilevante.
Il primo partito (CCM) ha ottenuto 253 seggi, seguito dal Chadema con 70 seggi, terzo partito il CUF con 42 seggi. Le donne elette nel nuovo Parlamento monocamerale sono
state 139 sui 357 posti disponibili, rappresentando il 39% dei deputati eletti.
Situazione religiosa
La costituzione del governo repubblicano della Tanzania proibisce la discriminazione religiosa e garantisce libertà di culto.
Il governo USA stima una popolazione di circa 51 milioni di abitanti (a luglio 2015). Secondo un'indagine del Forum Pew si stima che un 60% della popolazione
sia Cristiano, un 36% Musulmano e un restante 4% di altri gruppi religiosi. Non esistono ricerche nazionali sull'affiliazione religiosa. Sul continente le più grandi
comunità musulmane sono concentrate sulle aree costiere, in particolare nelle zone urbane. I gruppi cristiani includono i cattolici romani, i protestanti
(inclusi i pentecostali), gli avventisti del 7° giorno, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (Mormoni) e i testimoni di Geova. Gli altri gruppi
includono Buddisti, Induisti, Sikh, animisti ecc. In Zanzibar invece il 99% della popolazione è Musulmana, per i due terzi Sunnita e per un terzo Sciita, per lo più
di origine asiatica.
Condizioni dell'infanzia
Nel giugno 2016 è stato pubblicato il primo rapporto sulla povertà minorile a cura del National Bureau of Statistics
e dell'Unicef. Sono stati utilizzati parametri di classificazione dell'Unicef per definire lo stato di povertà e suddivisi
i minori in 4 fasce d'età: 0-23 mesi, 24-59 mesi, 5-13 anni e 14-17 anni. Il 74% dei minori vive in condizioni di povertà
multidimensionale, con privazioni in 3 o più dimensioni (ad esempio nutrizione, salute, istruzione,
accesso all'acqua,
igiene, protezione, alloggio e informazione), mentre il 29% vive in famiglie al di sotto della soglia di povertà economica,
ovvero al di sotto del reddito mensile di TZS 32.905 (circa 15,70 euro al cambio del 2012). L'incidenza del tasso di povertà
è più elevata nelle fasce d'età 5-13 e 14-17 anni.
Alcune privazioni sono più specifiche delle aree urbane (ad esempio sovraffollamento abitativo), benché la povertà
economica e sociale sia più elevata nelle aree rurali in quasi tutte le dimensioni.
Circa l'81% dei bambini che abitano nelle zone rurali hanno carenze in 3 o più dimensioni, mentre il 33% vive in
povertà, rispetto ai coetanei in aree urbane che registrano carenze nel 40% dei casi e povertà nel 10%.
L'educazione dei genitori è la determinante più importante dello stato di privazione minorile. Nella fascia d'età
da 0 a 59 mesi è l'educazione della madre il fattore più importante che determina l'esperienza di privazione. La relazione
è lineare, all'aumentare della scolarità materna si riduce il numero di privazioni patite dai bambini. Nelle fasce d'età
da 5 a 17 anni è invece il tasso di scolarità del capofamiglia, tipicamente il padre, ad essere più fortemente associato
al numero di privazioni sperimentate dai bambini. L'educazione del padre è un forte fattore protettivo nei confronti del
lavoro minorile, mentre
l'educazione materna è un fattore protettivo nei confronti delle carenze nutrizionali
e dell'accesso all'acqua.
Situazione albini
La legge vieta la discriminazione verso persone con disabilità fisiche, intellettuali e mentali nel lavoro, nell’educazione, nei trasporti, nell’accesso alle cure
mediche o ad altri servizi statali, ma il governo non interviene efficacemente per garantire l’accesso a tutti i servizi, ad esempio eliminando le barriere fisiche o
destinando maggiori risorse finanziarie. Nel precedente parlamento erano 5 i membri eletti con disabilità, di cui una donna albina. Durante la campagna elettorale nel 2010
i suoi oppositori ripetutamente sostenevano che gli albini non sono in grado di pensare chiaramente.
Si stima che solo il 40% dei bambini con disabilità frequenti la scuola, contro l’80% dei restanti. Persone con disabilità affrontano difficoltà dovute a inadeguate o
indisponibili risorse e al bando, ma non sono stati riportati casi di abuso in strutture di igiene mentale e scolastiche.
Gli albini sono particolarmente a rischio di violenze. Alcuni stregoni dei villaggi, in particolare nella regione dei Laghi, utilizzano parti del corpo di albini in riti
propiziatori nella credenza che possano aumentare potere e ricchezza. Secondo le Nazioni Unite circa 80 albini sono stati uccisi dal 2000.
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Accesso all’acqua
La Tanzania è il quarto paese più popoloso dell’Africa sub-sahariana, con circa 56 milioni di abitanti.
Secondo l’ultimo studio della Banca Mondiale “The untapped potential of water supply”
l’accesso all’acqua potabile resta basso, nonostante un PIL in costante crescita.
Infatti il 40% della popolazione (circa 21 milioni di abitanti) non ha accesso a fonti di acqua
potabile e più del doppio (circa 46 milioni di abitanti) non dispone di servizi igienici.
Nelle aree rurali però la situazione è anche peggiore con un 52% della popolazione priva di acqua potabile e più
dell’80% senza servizi igienici.
Nel 2016 il 40% dei punti di accesso all’acqua erano non funzionanti
con molte perdite già nel primo anno dopo la costruzione.
Circa 2/3 degli utenti allacciati
all’acquedotto nelle aree urbane hanno riportato interruzioni nella fornitura di almeno 1 giorno
nelle 2 settimane antecedenti la ricerca.
Queste carenze nella fornitura d’acqua hanno un impatto anche sull’igiene, non solo in ambito domestico, ma
anche nelle scuole e ospedali. Infatti circa il 22% dei nuclei familiari e il 75% delle scuole non dispone di servizi
funzionali con sapone e acqua. Circa metà dei servizi igienici esistenti riporta mancanze nell’approvvigionamento d’acqua
che interferiscono con le cure igieniche.
La scarsità di servizi igienici mina la salute e lo sviluppo, in particolare dell’infanzia.
Nel 2017 sono stati registrati circa 5 mila casi di colera con 99 decessi.
La mancanza di acqua e servizi
igienici puliti ed efficienti determina un blocco nello sviluppo infantile, aumentando il rischio di infezioni intestinali
e riducendo l’assorbimento di nutrienti essenziali. Il 35% dei bambini sotto i 5 anni è denutrito. Ma il deficit di
sviluppo non è solo fisico, si ripercuote infatti anche sullo sviluppo cognitivo, porta ad una bassa scolarizzazione
e in ultima analisi ad una scarsa produttività fino ad età avanzata.
Diritto all’acqua e standard minimi
Lo studio effettuato da Howard e Bartram “Domestic water quantity, service level and health” del 2003 a
pag.22 indica in 50 litri a persona al giorno il quantitativo d’acqua in grado di assicurare un basso
livello di rischio per la salute, in quanto tutti i requisiti di igiene personale e dell’ambiente domestico
verrebbero soddisfatti.
Con la risoluzione 64/292 del Luglio 2010 il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha
inserito fra i diritti umani l’accesso a fonti d’acqua sicure e a servizi igienici.
L’accesso all’acqua e ai servizi igienici per ciascuna persona devono essere continuativi e
sufficienti per usi personali e domestici, che includono l’alimentazione, l’igiene personale e dell’abitazione.
Secondo l’OMS il
quantitativo d’acqua richiesto per garantire che i bisogni fondamentali siano soddisfatti e che i
rischi per la salute siano ridotti oscilla fra i 50 e i 100 litri per persona al giorno.
In Italia secondo l’ultima rilevazione Istat del 2011 il consumo medio annuo pro-capite di acqua si
è attestato sui 64 m3, pari a circa 175 litri al giorno,
11 volte superiore alla media consumata da un africano.